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El símbolo

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Testi a cura di Orietta Pinessi

El significado de los colores

El significado de los colores

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  • los  circulo:  símbolo perfecto de la totalidad, expresa plenitud, armonía, perfección.  Es una representación del tiempo, del día, del año, del universo, de la inmortalidad, de Dios.

  • los  cuadrado:  y el  símbolo de la materia, de la realidad terrena, de nuestra humanidad. La relación cielo-tierra se representa en la unión círculo-cuadrado.

  • los  trébol de cuatro hojas:  símbolo de singularidad, rareza, suerte, belleza. En el centro del Logo representa las 4 áreas más significativas del Camino:  naturaleza, arte, espiritualidad , hospitalidad . 

  • los  estrellas:  símbolo del Macrocosmos y del Microcosmos, la estrella combina toda la creación en un solo signo, que es el conjunto de procesos en los que se basa el Cosmos. Los 5 puntos simbolizan los 5 elementos metafísicos: agua, aire, fuego, tierra, espíritu . Son como las 12 estrellas que coronan la cabeza de María , la Mujer del Apocalipsis que aplasta la cabeza de la Serpiente. 12 como las estrellas de la bandera de la Comunidad Europea.

  • los  circulo:  símbolo perfecto de la totalidad, expresa plenitud, armonía, perfección.  Es una representación del tiempo, del día, del año, del universo, de la inmortalidad, de Dios.

  • los  cuadrado:  y el  símbolo de la materia, de la realidad terrena, de nuestra humanidad. La relación cielo-tierra se representa en la unión círculo-cuadrado.

  • los  trébol de cuatro hojas:  símbolo de singularidad, rareza, suerte, belleza. En el centro del Logo representa las 4 áreas más significativas del Camino:  naturaleza, arte, espiritualidad , hospitalidad . 

  • los  estrellas:  símbolo del Macrocosmos y del Microcosmos, la estrella combina toda la creación en un solo signo, que es el conjunto de procesos en los que se basa el Cosmos. Los 5 puntos simbolizan los 5 elementos metafísicos: agua, aire, fuego, tierra, espíritu . Son como las 12 estrellas que coronan la cabeza de María , la Mujer del Apocalipsis que aplasta la cabeza de la Serpiente. 12 como las estrellas de la bandera de la Comunidad Europea.

  • los  circulo:  símbolo perfecto de la totalidad, expresa plenitud, armonía, perfección.  Es una representación del tiempo, del día, del año, del universo, de la inmortalidad, de Dios.

  • los  cuadrado:  y el  símbolo de la materia, de la realidad terrena, de nuestra humanidad. La relación cielo-tierra se representa en la unión círculo-cuadrado.

  • los  trébol de cuatro hojas:  símbolo de singularidad, rareza, suerte, belleza. En el centro del Logo representa las 4 áreas más significativas del Camino:  naturaleza, arte, espiritualidad , hospitalidad . 

  • los  estrellas:  símbolo del Macrocosmos y del Microcosmos, la estrella combina toda la creación en un solo signo, que es el conjunto de procesos en los que se basa el Cosmos. Los 5 puntos simbolizan los 5 elementos metafísicos: agua, aire, fuego, tierra, espíritu . Son como las 12 estrellas que coronan la cabeza de María , la Mujer del Apocalipsis que aplasta la cabeza de la Serpiente. 12 como las estrellas de la bandera de la Comunidad Europea.

  • Gromo San Marino ( Gandellino )

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La frazione o località di Gromo San Marino dista 1,43 chilometri dal comune di Gandellino di cui  fa parte.

L'antico nome della frazione è Gromo San Martino, con la dedica al santo patrono del capoluogo Gandellino. Questo è documentato negli atti della vendita delle armi, e in particolare in alcuni atti per la vendita dei pomoli delle else del XV e XVI secolo.  In detti documenti è riportato sempre il nome di Gromo San Martino.

Questo nome risulta presente sicuramente fino al 1798. La diffusione devozionale del santo francese è conseguenza alla soggezione della valle al monastero di Tour da parte di Carlo Magno. Probabilmente un errore di trascrizione che poi continuò, ha portato la frazione al nome che ha oggi, considerando che non esiste nessun culto di San Marino in Val Seriana, contrariamente al grande culto a Martino. Si consideri che nel 774, Carlo Magno, devotissimo al santo, consegnò i territori dell'alta valle, tra questi anche questa frazione, al Monastero di San Martino a Tours'.

Chiesa di Santa Maria Nascente

La chiesa, situata sopra un dosso, è ben visibile dalla valle, e risale al 1350, quando un convento di suore vi si stabilì, convento ora soppresso. Sui lati rivolti a nord e ovest vi è un porticato, con sette aperture ad arco a tutto sesto in pietra arenaria, con colonne in stile toscano.

L'interno si presenta a tre navate, di cui quella centrale più alta rispetto alle due laterali. All'interno sono presenti affreschi riconducibili alla chiesa primaria poi ampliata, alcuni di questi si presume siano opera di Giacomo Borlone de Buschis detto il Borlone, che già aveva lavorato nella valle affrescando la Danza Macabra di Clusone , mentre altri di epoca quattrocentesca rappresentano "Il credo degli apostoli". Sia la navata centrale che il presbiterio sono decorati con medaglie e cornici in stucco di epoca barocca che raffigurano scene della vita di Maria mentre l'ancona lignea posta dietro l'altare è caratterizzata dalla scultura di un Cristo Risorto, opera forse della bottega dello scultore Pietro Bussolo del 1510 circa.

 

Nel piccolo cimitero vicino alla chiesa è tumulata la salma di Alessandro Dordi nato e cresciuto nella frazione, missionario in Perù, assassinato dagli uomini del Sendero Luminoso in Perù nel 1991, dichiarato martire con decreto firmato il 3 febbraio 2015[9] e beatificato il 5 dicembre 2015.

  • Maslana

Le case, tutte completamente in sassi, si susseguono dividendo la località in quattro contrade: contrada Polli, composta da 15 abitazioni che ospitano 22 unità abitative restaurate e una fontana; contrada Caffi, composta da quattro baite che ospitano 15 unità abitative e due fontane, ed è la località punto di partenza per il Rifugio Antonio Curò; contrada Ca Sura, la più piccola, composta da un unico fabbricato dove vi sono sei piccole unità abitative; contrada Piccinella, quella posta più a nord, con due baite che ospitano sette unità.[1] Le baite non sono collegate ad acquedotti ma il servizio idrico è dato dalle fontane tutte d'acqua sorgiva.

La storia di Maslana è molto antica, era conosciuta con il nome di Macellana, nome di cui non si conosce l'origine. Si ritiene che sia tra le più antiche dell'alta val Seriana quando Valbondione era ancora occupata dal lago alpino poi prosciugato.

 

 Maslana è pure il paese degli stambecchi

 

Quando la primavera è alle porte ed i prati di Maslana si vanno ripopolando di stambecchi. Il fenomeno legato alla loro transumanza verso questi luoghi richiama ogni giorno numerosi curiosi ed appassionati di fotografia che salgono fino al vecchio borgo di Valbondione per vederli. Gli ungulati, ormai abituati alla presenza dell’uomo, brucano l’erba indisturbati all’esterno delle baite manifestando poca diffidenza nei suoi confronti. Gli animali pascoleranno nei prati di Maslana fino alla scomparsa della neve alle quote superiori

Il trekking all’osservatorio floro-faunistico di Maslana è semplice : da Valbondione si prosegue  fino in fondo alla strada che costeggia il fiume Serio e. Per salire all’Osservatorio di Maslana si possono scegliere  due alternative. Un sentiero parte dalla funivia Enel e segue la strada fino alle baite di Maslana, l’altro, sul lato opposto del fiume, risale nel bosco ed è probabilmente più suggestivo.

Nato per passione l’Osservatorio di Maslana si trova  a 1340 metri di altezza: un punto panoramico ideale se desideri ammirare le cime e i laghetti montani che lo circondano. L’Osservatorio è edificato con materiali locali sui resti di un’antica baita usata dai pastori durante gli alpeggi.

Maslana è forse il più conosciuto tra i borghi montani di Valbondione.

Maslana è raggiungibile esclusivamente a piedi dalle ultime case di Valbondione (località Grumetti-Pianlivere), situate proprio a ridosso della stazione di partenza della funivia ENEL che collega il paese con la diga del lago artificiale Barbellino

Sicuramente tra gli angoli più affascinanti del Comune, Maslana si raggiunge seguendo il percorso CAI 332 o il CAI 305.

Lungo il sentiero è possibile vedere resti delle antiche strutture atte alla formazione del poiat, nome del carbone vegetale che veniva anticamente lavorato e che era necessario non solo per l'uso domestico ma anche per la lavorazione dei minerali, come la siderite di cui la zona era molto ricca

Maslana ha mantenuto le caratteristiche dei secoli passati: case in pietra, tetti in ardesia, giardini e fontane.

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Una volta giunti all’Osservatorio Floro-faunistico di Maslana si ha  una vista a 360 gradi sui dintorni e un posto in prima fila sulle maestose cascate del Serio, le seconde cascate più alte d’Italia.

Le Cascate del Serio sono formate dall’omonimo fiume pochi chilometri dopo la sua nascita. Sono alte complessivamente 315 m, divisi in 3 salti. Da anni le Cascate sono visibili solo 5 volte l’anno. 4 domeniche ed un sabato (con apertura notturna). Perché si aprono e si chiudono?

Dal 1931 con la costruzione della Diga del Barbellino, il normale scorrere del fiume è interrotto per alimentare la diga e per produrre energia idroelettrica da parte di Enel Energia. Ogni anno il Comune di Valbondione ed Enel Energia si accordano sulle date d’apertura turistica delle Cascate del Serio. Quando si visita la zona delle Cascate non nei giorni d’apertura, semplicemente si può godere del paesaggio e riconoscere il punto di sfogo del fiume Serio.

Esiste anche una leggenda sulle cascate del Serio.

Secondo la leggenda nella zona del Pian del Barbellino viveva nel suo castello una nobildonna innamorata di un pastore che si aggirava con il suo gregge in questi monti. Egli, però, era fidanzato con una bellissima ragazza del borgo, e non intendeva lasciarla. Un giorno la nobildonna fece rapire la ragazza e la fece rinchiudere nelle prigioni del castello che si trova sulle alture del Barbellino. Il pianto della ragazza prigioniera fu talmente forte e disperato da trasformarsi in ruscelli e torrenti che travolsero ogni cosa, castello e dama compresi, modificando il paesaggio e creando il salto dove si tuffa il Serio.

  • Lizzola

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Lizzola è una frazione del comune di Valbondione dalla storia antica. Si presume che fossero presenti sporadici insediamenti già nell'epoca romana, quando sui monti circostanti furono scoperti giacimenti di ferro. A quel periodo risalgono i numerosi utensili utilizzati per l'estrazione, quali scalpelli e punte, rinvenuti nelle gallerie poste sulle pendici del monte Pomnolo. L'attività mineraria portò un ingente numero di schiavi (citati da Plinio il Vecchio come Damnati ad metalla), le cui abitazioni avrebbero creato il primo agglomerato urbano.

L'estrazione del materiale ferroso dai monti Flesio, Manina, Vigna Soliva, Colle, Pomnolo e Posso - Lupi è molto antica. In zona Passevra, vi sono resti di muri e di una fornace per la cottura del minerale del ferro. Ci sono, sulle cime del Colle, Pomnolo, Manina e Flesio, piccoli fornelli nei quali i nostri antenati cuocevano il ferro a mezzo di legna e carbone, che poi selezionato e diviso dal quarzo, veniva trasportato a valle con le slitte (lise) da addetti chiamati strüsì e in seguito veniva fuso nei forni di Bondione. Il minerale del ferro estratto dalle miniere di Flesio e Vigna Soliva veniva convogliato ai forni fusori di Gavazzo tramite teleferica mentre quello estratto dalla Manina veniva trasportato e cotto a Teveno (Val di Scalve) in seguito poi trasportato a mezzo di carri trainati da cavalli agli alti forni di Brescia. Durante i periodi invernati era impossibile trasportare il materiale con le slitte e quindi veniva messo in depositi chiamati scotèr.

 

Intorno al 1600, prima dell'uso della polvere da sparo, il minerale veniva estratto con il solo uso dello scalpello. Con l'impiego della polvere da sparo e con rudimentali bussole, furono aperte nuove gallerie: Capuccina, Flesio, Ribasso Maria e Chioccia..

 

Sulle pendici delle montagne che circondano Lizzola la neve è di casa per lunghi mesi all’anno sempre in condizioni ideali: farinosa su in alto dove si pratica lo sci alpino lungo piste alla portata di qualsiasi sciatore e giù, nel fondovalle, dove si pratica lo sci da fondo.

Le sue piste da sci si estendono da 1.250 a oltre 2.000 metri e ospitano due rifugi in quota.

Sciare a Lizzola vuol dire anche esplorare avventurosi percorsi nella natura con gli sci d’alpinismo o le ciaspole per ammirare paesaggi unici.

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