
El símbolo
El logo
Testi a cura di Orietta Pinessi
El significado de los colores
El significado de los colores

los circulo: símbolo perfecto de la totalidad, expresa plenitud, armonía, perfección. Es una representación del tiempo, del día, del año, del universo, de la inmortalidad, de Dios.
los cuadrado: y el símbolo de la materia, de la realidad terrena, de nuestra humanidad. La relación cielo-tierra se representa en la unión círculo-cuadrado.
los trébol de cuatro hojas: símbolo de singularidad, rareza, suerte, belleza. En el centro del Logo representa las 4 áreas más significativas del Camino: naturaleza, arte, espiritualidad , hospitalidad .
los estrellas: símbolo del Macrocosmos y del Microcosmos, la estrella combina toda la creación en un solo signo, que es el conjunto de procesos en los que se basa el Cosmos. Los 5 puntos simbolizan los 5 elementos metafísicos: agua, aire, fuego, tierra, espíritu . Son como las 12 estrellas que coronan la cabeza de María , la Mujer del Apocalipsis que aplasta la cabeza de la Serpiente. 12 como las estrellas de la bandera de la Comunidad Europea.
los circulo: símbolo perfecto de la totalidad, expresa plenitud, armonía, perfección. Es una representación del tiempo, del día, del año, del universo, de la inmortalidad, de Dios.
los cuadrado: y el símbolo de la materia, de la realidad terrena, de nuestra humanidad. La relación cielo-tierra se representa en la unión círculo-cuadrado.
los trébol de cuatro hojas: símbolo de singularidad, rareza, suerte, belleza. En el centro del Logo representa las 4 áreas más significativas del Camino: naturaleza, arte, espiritualidad , hospitalidad .
los estrellas: símbolo del Macrocosmos y del Microcosmos, la estrella combina toda la creación en un solo signo, que es el conjunto de procesos en los que se basa el Cosmos. Los 5 puntos simbolizan los 5 elementos metafísicos: agua, aire, fuego, tierra, espíritu . Son como las 12 estrellas que coronan la cabeza de María , la Mujer del Apocalipsis que aplasta la cabeza de la Serpiente. 12 como las estrellas de la bandera de la Comunidad Europea.
- Abbazia di San Benedetto-Via Monte Grappa, 5, 24021 Albino BG

fondata nel 1136, è una bella e importante testimonianza
storica della vita della Valle
L'abbazia di San Benedetto, conosciuta anche come abbazia di San Benedetto in Vallalta si trova nel territorio della frazione di Abbazia, nel comune di Albino.
Il monastero di Vall'Alta ( Albino) venne istituito entro il 1136: l'atto di fondazione, del 7 aprile di quell'anno, faceva riferimento a una chiesa intitolata a san Benedetto fondata con il beneplacito di Innocento II, del clero, dei nobili e della cittadinanza di Bergamo, dove sarebbero vissuti dei monaci seguendo la regola di san Benedetto; nel documento si tace, ma si intuisce, la provenienza dei primi monaci da un'altra struttura cenobitica . Gregorio sottopose il monastero alla protezione vescovile, riservandosi il diritto di consacrare l'abate e stabilendo il versamento di un canone annuo di dodici libbre di cera alla sede episcopale. La chiesa monastica venne consacrata ufficialmente il 24 maggio 1142.
Il vescovo fu anche il primo benefattore del cenobio, cui donò terre, boschi e pertinenze presso Vall'Alta. Ai beni già donati al momento della fondazione, tra cui la cappella di San Salvatore di Bergamo con i beni ad essa pertinenti se ne aggiunsero presto altri in Valle Altina, una parte del monte Pelsino, il monte Armentarca e, dal 1180, la chiesa di Santa Maria in Campania, sita probabilmente a Torre Pallavicina. Alla fine del secolo anche Giovanni da Fiumicello, vescovo di Brescia, beneficò il monastero di Vallalta donandogli delle cappelle site nell'episcopato bresciano. Una importante acquisizione per il monastero si verificò nel 1146, quando il vescovo di Trento Altemanno concesse a Vall'Alta il monastero di San Lorenzo all'Adige di Trento; decisione confermata l'anno dopo dal patriarca di Aquileia, cui era soggetta la chiesa trentina .
Il prestigio spirituale e la conseguente potenza economica del monastero di Vall'Alta continuarono nel corso del XIII secolo per conoscere un inevitabile declino dal 1333 in poi. Il passaggio al XV secolo fu segnato dal collasso del monastero, teatro di assedi e lotte, con la comunità ridotta ai minimi termini: continuarono i problemi, le liti e cause giudiziarie e la cattiva amministrazione dell'ente portò nel 1437 al passaggio in commenda. La storia del monastero di Vall'Alta termina con il 1550, con la morte dell'ultimo professo del monastero ; l'ente, ridotto a mero bene fiscale, fu incamerato il 2 aprile 1789 dalla Repubblica di Venezia .
Chiesa di San Benedetto
La chiesa, dedicata alla figura di san Benedetto, risale alla prima parte del XII secolo. Dai documenti dell'abbazia si presume che la chiesa fosse già terminata nel 1136, anno in cui venne istituita l'abbazia.
La chiesa, dalle linee sobrie con pareti nude in pietra senza decorazioni scultoree, era composta di una sola navata con pareti di pietra viva e grandi pilastri, interamente ricoperta a tetto a due spioventi sostenuto da travature lignee a vista. L'altare era collocato in un'abside semicircolare nel quale si aprivano tre piccole aperture a feritoia.
Il 24 maggio 1142, il vescovo Gregorio, assistito da Manfredo Luggiaca vescovo di Brescia e da Giovanni vescovo di Lodi, consacrò solennemente il tempio, dedicandolo a DOM (Dio Ottimo Massimo) e a San Benedetto.
Dell'edificio originale sono rimaste soltanto due delle tre absidi e il transetto, poi suddiviso in tre vani comprendenti il coro al centro, la sagrestia nella parte destra e la cappella del Ss. Redentore in quella sinistra.
Nel XIII secolo, periodo di maggior sviluppo dell'abbazia, la chiesa venne interessata da una radicale ricostruzione, mentre nel 1330 vi fu collocato il monumento sepolcrale di Lanfranco Suardi ed un altro sarcofago di un membro della stessa famiglia.
Altre furono le modifiche fatte apportare all'edificio senza però modificarne la struttura: nel braccio meridionale del transetto fu ricavata una sagrestia da cui si poteva accedere all'edificio monastico.
La chiesa subì alcuni ampliamenti nel XVI secolo, quali la costruzione delle volte della navata centrale, la sistemazione delle absidi e la realizzazione della cappella dedicata al santissimo Redentore, ornata con affreschi e decorazioni. L'interno della chiesa venne invece decorato nel 1633.
Con l'elevazione a parrocchia, avvenuta nel 1831, la chiesa venne rifatta in modo sostanziale. Al termine dei lavori (1850), parte della vecchia struttura monastica era stata demolita per lasciare spazio alla nuova chiesa. Questa era più grande della precedente, con una pianta a tre navate scandite da due pilastri coperti da volte.
Nel 1910, su ordine delle Belle Arti, la chiesa venne restaurata riconducendo ogni cosa al tempo più primitivo possibile: vennero abbattute le case coloniche a ridosso del monastero, si ricostruì l'intera facciata portandola allo stile originale romanico e si ripristinarono le finestre e le coperture delle absidi. L'intervento fu opera di Elia Fornoni.
All'interno si trovano opere di buon pregio tra cui quelle di Giuseppe Carnelli, Pasquale Arzuffi, Vittorio Manini ed una attribuita ad Antonio Cifrondi.
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Chiesa parrocchiale S. Antonio da Padova – urna Beata Pierina Morosini -Piazza P. Morosini, 3, Albino, 24021 Fiobbio BG

La parrocchia di Fiobbio è stata fondata il 23 novembre 1883. Il suo patrono è Sant’Antonio di Padova, festeggiato ogni anno nella seconda settimana di agosto. La chiesa parrocchiale consacrata il 27 settembre 1924 alla presenza del vescovo Marelli custodisce nell’altare maggiore le reliquie di sant’Alessandro, patrono di Bergamo e san Pio, nonché il corpo della beata Pierina Morosini posto in un’urna-reliquiario.
Il luogo sacro trattiene lo stupore per la grande e forte testimonianza di vita e di fede offerta dalla semplice ragazza del paese, beatificata il 4 ottobre 1987 da Giovanni Paolo II.
Pierina Morosini nasce a Fiobbio, piccolo villaggio presso Bergamo, il 7 gennaio 1931. Terminate le scuole elementari e passata la bufera della guerra, trova lavoro come operaia tessile in un cotonificio di Albino, contribuendo con il suo stipendio al bilancio familiare. L’adesione all’Azione Cattolica, prima come semplice iscritta, poi come responsabile della formazione delle “piccolissime” e delle “beniamine”, amplia la prospettiva del suo impegno: diventa sostenitrice delle opere missionarie e del Seminario di Bergamo. Ogni mattina prima di andare al lavoro riceve la Comunione e nel tragitto casa-fabbrica recita il Rosario. Nel 1947 si reca in pellegrinaggio a Roma, in occasione della beatificazione di Maria Goretti. Dieci anni dopo, nel 1957, mentre ritorna dal lavoro, viene aggredita da un giovane, che cerca di violentarla: viene inseguita e colpita con un sasso. Muore due giorni dopo, a ventisei anni, senza riprendere conoscenza. È stata beatificata dal Papa san Giovanni Paolo II, nella basilica di San Pietro a Roma, il 4 ottobre 1987. I suoi resti mortali sono venerati sotto l’altare maggiore della chiesa di Sant’Antonio di Padova a Fiobbio.
LA CHIESA
La parrocchiale presenta la sua fronte verso sud, preceduta da un discreto spazio di sacrato che, dalla strada comunale, sale fino alla chiesa fiancheggiato da cipressi. Il volume è caratterizzato da poche linee essenziali, sia in facciata che sui fianchi.
La decorazione della chiesa è molto semplice, segnata con piccoli simboli, e si arricchisce solo nella volta del presbiterio e nel catino dell'abside con il simbolo della SS. Trinità che raffigura il Padre con il triangolo e l'occhio, lo Spirito Santo con le lingue di fuoco e il Verbo con la figura dell'agnello dal quale si diramano sette rivoli segni di grazia, verso il quale volano i quattro evangelisti e giungono in cammino le anime sotto forma di agnelli. Più in particolare: ai lati delle bussole, entro profondi sfondati ricavati nello spessore dei muri e dotati di contorni in noce, sono collocati a sinistra il Fonte Battesimale realizzato in marmo di Abbazia. Sopra il fonte, una tela centinata a semicerchio raffigura il Battesimo di Gesù. Entro lo sfondato del tutto simile, a destra trova invece posto un confessionale. Segue la prima campata con: a sinistra la cappella dedicata alla Sacra Famiglia ove, appesa alla parete come ancona una tela della Sacra Famiglia attribuita a Nuvolone acquistata a Crema e donata alla Chiesa nel 1924. L'altare è di legno laccato e solo in parte dorato ed ospita, sotto la mensa, la statua del Cristo morto. A sinistra di questa cappella, su piedistallo, è collocato un busto in gesso di Papa Giovanni. La cappella a destra della prima campata è dedicata alla Beata Morosini. Sulla parete è collocato il dipinto che la raffigura che è stato esposto in S. Pietro durante la beatificazione. Due tratti brevi di balaustre delimitano questa cappella. Segue la seconda campata che ospita quattro contorni ad arco in noce, dei quali due ospitano confessionali e due, completi di porte, servono da bussole agli ingressi laterali alla chiesa. Nello spazio intermedio, ad altezza media, due nicchie ospitano a sinistra la statua di S. Francesco d Assisi e a destra quella di S. Luigi. Segue, sulla lesena di sinistra tra la seconda e la terza campata, un pulpito in noce molto semplice e di poco pregio. La terza campata presenta a sinistra la cappella del Madonna del S. Rosario con altare, S. Tabernacolo ed alzate per candelieri in marmi di vario gusto e provenienza. Continua poi l'ancona in legno dipinto gusto marmo con ai lati due lesene scanalate e nella nicchia la statua della Madonna del S. Rosario. Anche qui due brevi tratti di balaustra in marmo delimitano la cappella. La cappella a destra nella terza campata è dedicata a S. Antonio di Padova; essa pure con altare in marmo ed ancona in legno verniciato con, entro la nicchia, la statua del Santo. Il presbiterio è in rilievo di 3 gradini in marmo rosso di Francia e presenta in primo piano l'altare comunitario in marmo bianco a forma di arco per accogliere, dentro cristallo, l'urna con il corpo della Beata che rimane perciò sempre visibile ai fedeli ed ai pellegrini che la visitano. L'ambone è pure in marmo bianco ottenuto da un unico blocco alleggerito sulla fronte e sui lati. Il seggio dei parati è collocato al centro del presbiterio con ampio seggio in marmo per il celebrante, seguito ai lati da quattro sedili in legno per concelebranti. La custodia dell'eucarestia è stata realizzata a modo di ciborio dalla linea moderna, realizzata da blocchi scavati, accostati, in opera su strutture metalliche. Al centro, sopra il basamento in marmo, il S. Tabernacolo realizzato a modo di parallelepipedo metallico, disposto su di uno spigolo, con la fronte sbalzata raffigurante Cristo che istruisce l'Eucarestia ed attorno i simboli dei 4 evangelisti. E' opera in rame argentato del Nani. Questa sistemazione del presbiterio è opera dell'arch. Vito Sonzogni. Una croce astile, sempre opera del Nani in rame sbalzato argentato, è stabilmente presente sul lato destro della mensola rivolta al popolo. Attraverso l'apertura di porta a sinistra dell'arco trionfale si accede al vano di passaggio alla sacristia, tratto di corridoio in rilievo di quattro gradini rispetto al piano della chiesa che si protende verso nord raggirando il coro.